domenica 6 febbraio 2011

Rivolte in Egitto


E finalmente, dopo un ritardo incommensurabile, mi ritrovo a parlare delle rivolte che stanno giustamente infuocando il mondo arabo e che hanno preso piede in maniera fortissima in Egitto.
L'Egitto ha oscurato l'attenzione su tutti gli altri paesi: Tunisia, Albania, Algeria, Yemen e Sudan.
In un certo senso é anche giusto, già nel post dedicato alle rivolte in Yemen ho parlato di alcuni dati che parlano chiaro sul posizionamento internazionale di questo stati: sono mediamente popolosi, sono mediamente produttivi e sono tutti mediamente poveri o molto poveri. 
L'Egitto é diverso:
80,471,869 abitanti: é il 16° stato più popolato al mondo.
$500.9 PIL: é la 27° economia mondiale.
Unico dato in linea con i paesi precedenti: $6,200 PIL pro capite: é un paese moderatamente povero.
Si capisce che quindi l'attenzione sul paese possa essere più focalizzata su questo paese rispetto agli altri.
La dinastia Mubarak governa il paese da decenni, tanto che Hosny aveva già designato come suo successore suo figlio, proprio come se fosse una monarchia. Il popolo insorge: per motivi nazionalistici (il paese non ha più prestigio internazionale), per motivi sociali (fame), per motivi economici (disoccupazione e povertà). La famiglia Mubarak ha già riparato a Londra. Mubarak stesso non vuole lasciare il governo pur avendo promesso che non si recandiderà, ma ha lasciato la Presidenza del Partito (primo passo verso una transizione). I militari appoggiano la rivolta della gente. Peccato lo facciano esclusivamente perché Mubarak é anziano e malato e a nessuno piace suo figlio come discendente. I militari in Egitto sono molto forti e tutti i Presidenti della Nazione arrivano esattamente da questo campo. E' l'esercito ad avere le redini della politica del paese. Il fatto che i militari non sparino sulla folla non significa che vogliano un paese democratico. Tutt'altro. Vogliono solo che Mubarak se ne vada anche per potersi muovere di più in ambito internazionale e ridare lustro militare e diplomatico all'Egitto. Una volta che Mubarak se ne sarà andato, se il popolo continuerà a chiedere libertà di parola, o un lavoro, non passerà un secondo prima che i militari aprano il fuoco sulle piazze de Il Cairo e facciano un bagno di sangue con due milioni di morti in un colpo solo.
Altro problema: La componente dei Fratelli Musulmani, ovvero la corrente politica di estremisti islamici, i Egitto é molto forte e radicata anche nella popolazione, cosa che non esiste in Tunisia. Il rischio di una deriva estremista dell'Egitto é concreta e questa rivolta, é da tenere ben più in considerazione da un punto di vista geopolitico e di sicurezza. Il terrorismo internazionale potrebbe davvero avere un nuovo alleato se non si aiutasse il paese a prendere una direzione decisamente più democratica.


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