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domenica 6 febbraio 2011

Oman Air apre la nuova Rotta per Milano


L'Oman Air é la compagnia aerea di bandiera del Sultanato dell'Oman. L'Oman é l'unico sultanato dell'area del Golfo Persico dove la ricchezza non é dovuta solo dal Petrolio ma poco poco anche dall'agricoltura, in quanto il territorio non é solo pianeggiante, ma i monti e la coda dei monsoni indiani assicurano anche delle precipitazioni. Inoltre, pare che le leggi del sultanato, nonostante siano sempre basate selle leggi coraniche (tristezza), siano molto piú tolleranti di quelle dei loro paesi vicini.  Purtroppo sono tutti usi e costumi e non c'é niente di scritto e di questo me ne di piace parecchio, ma é pur sempre un inizio....Confido che finalmente prima o poi uno di questi ricchissimi stati dell'area del Golfo Persico si svegli e capisca che non é assolutamente piú il caso di continuare a vivere nell'Islamismo medievale.
Detto questo, non ho la piú pallida idea se Muscate, la capitale molto carina dell'Oman fosse collegata direttamente con l'Italia. Sta di fatto che da oggi sicuramente lo sará. Eh si, non bisogna piú prendere Emirates (scalo a Dubai) o Etihad (scalo Abu Dhabi) o QatarArways (scalo Doha) per andare a Muscate. Da oggi Malepnsa é collegata direttamente all'Oman. Questo puó facilitare gli investimenti omaniti in Italia cosí come accrescere il turismo reciproco fra i due paesi ma anche, perché no? Gli scambi culturali....
E allargare le destinazioni che da Milano saranno piú facilmente raggiungibili grazie ad un unico scalo a Muscate. Oman Air, fino ad ora, opera regolarmente su:
Abu Dhabi, Bahrain, Doha, Dubai, Gidda, Riyadh, Kuwait, Al Ain e Ras Al Khaimah, Mumbai, Chennai, Kochi, Thiruvananthapuram, Hyderabad, Delhi, Lucknow, Bangalore, Kozhikode, Jaipur, Chittagong, Karachi, Islamabad, Lahore, Colombo, Maldive, Bangkok, Kuala Lumpur, Dar Es Salaam, Damman e  Kathmandu. 

Rivolte in Egitto


E finalmente, dopo un ritardo incommensurabile, mi ritrovo a parlare delle rivolte che stanno giustamente infuocando il mondo arabo e che hanno preso piede in maniera fortissima in Egitto.
L'Egitto ha oscurato l'attenzione su tutti gli altri paesi: Tunisia, Albania, Algeria, Yemen e Sudan.
In un certo senso é anche giusto, già nel post dedicato alle rivolte in Yemen ho parlato di alcuni dati che parlano chiaro sul posizionamento internazionale di questo stati: sono mediamente popolosi, sono mediamente produttivi e sono tutti mediamente poveri o molto poveri. 
L'Egitto é diverso:
80,471,869 abitanti: é il 16° stato più popolato al mondo.
$500.9 PIL: é la 27° economia mondiale.
Unico dato in linea con i paesi precedenti: $6,200 PIL pro capite: é un paese moderatamente povero.
Si capisce che quindi l'attenzione sul paese possa essere più focalizzata su questo paese rispetto agli altri.
La dinastia Mubarak governa il paese da decenni, tanto che Hosny aveva già designato come suo successore suo figlio, proprio come se fosse una monarchia. Il popolo insorge: per motivi nazionalistici (il paese non ha più prestigio internazionale), per motivi sociali (fame), per motivi economici (disoccupazione e povertà). La famiglia Mubarak ha già riparato a Londra. Mubarak stesso non vuole lasciare il governo pur avendo promesso che non si recandiderà, ma ha lasciato la Presidenza del Partito (primo passo verso una transizione). I militari appoggiano la rivolta della gente. Peccato lo facciano esclusivamente perché Mubarak é anziano e malato e a nessuno piace suo figlio come discendente. I militari in Egitto sono molto forti e tutti i Presidenti della Nazione arrivano esattamente da questo campo. E' l'esercito ad avere le redini della politica del paese. Il fatto che i militari non sparino sulla folla non significa che vogliano un paese democratico. Tutt'altro. Vogliono solo che Mubarak se ne vada anche per potersi muovere di più in ambito internazionale e ridare lustro militare e diplomatico all'Egitto. Una volta che Mubarak se ne sarà andato, se il popolo continuerà a chiedere libertà di parola, o un lavoro, non passerà un secondo prima che i militari aprano il fuoco sulle piazze de Il Cairo e facciano un bagno di sangue con due milioni di morti in un colpo solo.
Altro problema: La componente dei Fratelli Musulmani, ovvero la corrente politica di estremisti islamici, i Egitto é molto forte e radicata anche nella popolazione, cosa che non esiste in Tunisia. Il rischio di una deriva estremista dell'Egitto é concreta e questa rivolta, é da tenere ben più in considerazione da un punto di vista geopolitico e di sicurezza. Il terrorismo internazionale potrebbe davvero avere un nuovo alleato se non si aiutasse il paese a prendere una direzione decisamente più democratica.


Il Sudan del Sud Indipendente da luglio


Quasi tutti conoscono il Darfur e la tragedia che lo avvolge: l'etnia di maggioranza araba e musulmana del Suda, tortura e uccide la minoranza animista dell'ovest, in un territorio già di per sé semidesertico del Sahel, ai confini col Sahara.
In pochi, però, sanno che l'immenso Sudan é attanagliato da altre lotte interne: si tratta di quelle fra il solito Sudan del Nord, l'unico che abbia sbocco al mare e il Sudan del Sud. Se il Nord si può anche identificare come Nubia, che se mai il paese accetterà di utilizzare quel nome, in quanto non ha niente a che fare con l'Islam, il Sud, beh....Non si saprebbe, almeno per il momento, come chiamarlo s e non proprio come Sudan del Sud. Non hanno mai avuto molta fortuna i paesi che si sono dati delle connotazioni cardinali. Sta di fatto che i due estremi del paese si sono fatti guerra per decine di anni, direi 55, fino a quando una tregua é stata firmata a inizio millennio e si é arrivati alla conclusione che per dieci anni ci sarebbe stata una "coabitazione" pacifica, ma entro un decennio si sarebbe dovuto effettuare un referendum sulla popolazione locale chiedendole se desiderava l'indipendenza o meno. In gioco ci sono enormi pozzi di petrolio, che sono si situati all'interno del territorio del Sud, ma l'unica raffineria del paese e a Port Sudan, sul Mar Rosso, nel Sudan del Nord, e il Sud non ha alcuna comunicazione col resto del mondo.  Inoltre, poco fa credere che la ricchezza del petrolio renderà libera e ricca la gente, in quanto il vicepresidente (e futuro Presidente) del Sud ha già fama di essere uno degli uomini più corrotti al mondo.  
Detto questo la notizia, che non é passata da nessuna parte, perché sono tutti focalizzati sulle rivolte arabe e in particolare quella in Egitto, é che il quorum del referendum tenutosi dal 9 al 15 gennaio, é stato raggiunto.
I risultati definitivi si sapranno a febbraio inoltrato, ma quelli parziali parlano di un "si" per l'indipendenza che ha raggiunto il 98,98% dei voti. Se così fosse, avremmo una nuova nazione per l'estate 2011.

Tunisia, Albania, e ora Yemen in Rivolta!


Proviamo a ripercorrere la situazione:

- Primo paese ad essersi sollevato: Algeria: 34,586,184 abitanti (34° nazione al mondo su 200), PIL $254.7 miliardi (48° economia più produttiva al mondo su 200), PIL pro capite: $7,400 (126° stato più ricco al mondo su 200). Motivo della rivolta: uccisione di uno studente che chiedeva pane (pretesto), alta disoccupazione, regime dispotico.
- Secondo paese ad essersi sollevato: Tunisia: 10,589,025 abitanti (77° ), PIL: $100.3 miliardi (70° ), PIL PRO CAPITE: $9,500 (113° ). Motivo della rivolta: Altissima disoccupazione, mancanza di opportunità per la gente.
- Terzo paese ad essersi sollevato: Albania:  2,986,952 abitanti (135°), PIL: $23.95 miliardi (115°), PIL pro capite: $8,000 (123°). Motivo della rivolta: corruzione del governo al potere dopo aver vinto, molto probabilmente, delle elezioni truccate.
- Quarto paese ad essersi sollevato: Yemen: 23,495,361 (48°), PIL: $61.88 miliardi (85°), PIL pro capite : $2,600 (173°) Motivo della rivolta: Tawakul Karman, una delle più importanti attiviste politiche del paese, é stata arrestata. Una volta scarcerata, Karman ha annunciato alla CNN che nel suo paese presto sarebbe successo quello che stava succedendo in Tunisia. Così é stato, la popolazione al suo richiamo si é subito sollevata. Saleh, il presidente dello Yemen, é al potere dal 1978, quando fu eletto Presidente dello Yemen del Nord. Nel 1990, quando Yemen del Nord e Yemen del Sud sono stati unificati, fu confermato alla guida del paese intero. Nessuno ha mai messo in discussione la sua leadership. Lo Yemen é l'unico paese della penisola arabica che non può contare di ricche risorse petrolifere, ma é anche l'unico ad essere situato in una posizione strategica e ad essere dotato di rilievi montuosi più che significativi, che lasciano un po' di respiro alle coltivazioni, in un'area che solitamente é esclusivamente desertica. Tutti questi vantaggi, oltre a tutto ciò che potrebbe derivare dal turismo (lo Yemen é un paese dalla cultura e dall'architettura unici al mondo), non possono essere sviluppati in un paese tra i più poveri al mondo, dove corruzione, spaccio e traffico di droga, di Qat, e bande armate regolano il paese. Sono più che frequenti i casi di rapimento dei turisti in Yemen.
Mi auguro che lo scatenarsi della rivolta in Egitto, paese ben più strategico ed importante a livello internazionale, non comprometta notizie da questo paese. Sarebbe importantissimo che non solo i paesi più importanti, ma anche quelli meno sviluppati si liberino dal giogo dittatoriale, questo ancor più perché la popolazione, essendo meno preparata e più ignorante può essere più facilmente vittima di correnti estremiste islamiche, che farebbero cadere i paesi nel baratro di Al-Qaeda. Che nessun paese diplomaticamente forte si lasci scappare l'importanza dei paesi meno sviluppati proprio in questo momento. L'11 settembre é partito dalle montagne dell'Afghanistan, non da Dubai....
L'unico dubbio e stranezza che trovo a riguardo é questo: Tutti i paesi prendono ad esempio le rivolte in Tunisia. Effettivamente hanno avuto più successo di quelle algerine, ma bisogna ricordarsi che queste "Rivolte del Pane" sono scoppiate prima di ogni altro posto in Algeria. Poi se ne sono perse le tracce. Un po' perché il paese é chiuso ai media, un po' per la dittatura e l'esercito algerino molto forte, ma sta di fatto che non si hanno più news dall'Algeria, paese che invece potrebbe essere molto importante, e paese, si soggiogato, ma proprio per questo ancor più interessante, visto che invece la rivolta é partita proprio da qui, da dove era più difficile.  

domenica 30 gennaio 2011

Dopo la Tunisia, si Sveglia l'Albania


Notizia che si può definire "vecchia", perché di una settimana fa. Ora che l'Egitto, al quale comunque dedicherò un post, si é svegliato, sono passati in sordina sia le rivolte tunisine che le manifestazioni in Albania. Lo trovo INACCETTABILE. Siamo davanti ad una presa di coscienza senza precedenti per le popolazioni islamiche. Certo, ognuna per il proprio specifico motivo, ma tutte spinte dal desiderio di liberarsi dal giogo della dittatura, della povertà, della disoccupazione, della mancanza di libertà di opinione, stampa, parola, dal giogo della corruzione.
La settimana scorsa il popolo albanese, la nazione con la percentuale più alta di musulmani più alta al suo interno, si é ribellata al governo pluriennale di Sali Berisha. L'opposizione socialista é già da due anni, quando ci furono le elezioni nel paese, che denuncia che i risultati delle stesse erano stati mistificati. La vittoria, sarebbe quindi andata all'opposizione. Nel frattempo Berisha ha continuato a governare appoggiato anche, e bisogna dirlo, dalla comunità diplomatica internazionale.
Ora basta. Si, l'Albania negli ultimi anni ha conosciuto una crescita economica senza precedenti per a sua storia, tanto che si siano praticamente bloccati i flussi di gommoni verso le coste italiane. Ma questo perché la politica interna si é organizzata non per migliorare le cose per il paese, bensì per riscuotere più soldi possibili da aziende estere che hanno voluto insediare i loro stabilimenti in Albania per poter contare su una manodopera a bassissimo costo ma vicinissima e perfettamente collegata col resto d'Europa. 
Molte di queste aziende, bisogna dirlo, sono italiane. Ma si sa, dove c'é corruzione.....
Mi auguro che anche queste manifestazioni portino a qualcosa: una svolta per il paese verso la democrazia non solo formale, per presentarsi bene agli occhi del resto d'Europa,  ma sostanziale, per avere un nuovo paese musulmano libero e pronto ad affacciarsi per davvero al tempo contemporaneo.
Mi piacerebbe anche sapere a che punto siamo giunti in questa vicenda, ma i telegiornali e i giornali sono troppo occupato a parlare dei servizi sessuali che delle sgualdrine hanno elargito al nostro premier. E premier, si badi, l'ho scritto con la lettera minuscola.

venerdì 28 gennaio 2011

Aung San Suu Kyi si Apre un Profilo su Facebook ed Uno su Twitter


Chiunque lavori nella comunicazione o nel marketing si é accorto che oramai non si può prescindere da Facebook, In Italia Twitter non ha ancora molti followers, come si chiamano ma pare siano destinati a crescere, anche se non credo che il pubblico italiano possa effettivamente apprezzarne l'efficacia. Io stesso non lo uso.
In ogni caos che facebook e twitter siano fondamentali lo sanno ormai tutti, aziende, artisti, politici e personalità simbolo. Un esempio? Aung San Suu Kyi, colei che tutto il popolo birmano vorrebbe come prorpria presidente, ma che la dittatura ha rinchiuso in carcere per anni. San Suu Kyi appena liberata ha capito l'importanza di poter rimanere in contatto sempre con tutti i suoi sostenitori e fan nel mondo: per questo si é aperta i due profili. E noi rimaniamo basiti di come oramai internet sia imprescindibili per chiunque in qualsiasi parte del globo.

domenica 16 gennaio 2011

Avvistato un Ghepardo Sahariano


Il Ghepardo Sahariano é una specie rarissima di ghepardo che, come dice il nome, vive appunto nel deserto del Sahara. Trovarlo è impossibile, è ancora più schivo di come sono i felini di solito. Le sue caratteristiche? E' un animale che vive praticamente solo di notte, ha un colore molto più chiaro di quello dei ghepardi della savana ed è anche molto ma molto più magro. E ci credo: che cavolo si magna nel deserto? Comunque non si sa esattamente quanto esemplari ci siano in tutto il mondo. Si sa solo che sono molto pochi. Questo è stato avvistato da una telecamera notturna nascosta sull'altopiano del Termit, in centro al Niger.

The Cheetah Sahara is a very rare species of cheetah that, as the name says live in the Sahara desert. It is impossible to find, it is even more elusive than usually cats are. Its characteristics? It's an animal that lives almost only at night, its color is much clearer than the cheetah savannah and is also more, more thinner. And it's obvious: What the hell could it eat in the desert? However, no one knows exactly how many samples we have all over the world. We only know that there are very few. This was spotted by a night hidden camera in the Termit plateau in the center of the Niger.

La Fecondazione Assistita per Coppie Gay è Possibile in Brasile


E' proprio vero che non esiste sviluppo economico senza emancipazione culturale, così come è vero anche l'esatto contrario.
Se l'Italia non vede più importanti riforme da tantissimo tempo, così come non vede da tantissimo tempo anche una reale crescita economica, il Brasile sta assistendo ad un boom economico senza paragoni e un'apertura verso l'uguaglianza e i diritti civili degni di un paese scandinavo.
Mi auguro che la corsa verso il presente di questo paese che ha sempre dovuto vivere un po' nel passato rispetto ai paesi più avanzati abbia solide basi. Non vorrei che si trattasse dello sviluppo di un gigante che si poggia sui piedi d'argilla. Il Brasile mi piace, i brasiliani un po' meno, di base sono un po' tutti opportunisti, ma sta di fatto che stiamo parlando di un paese enorme e popolatissimo e che é un vantaggio per tutti che esca da quella condizione perenne di "paese in via di viluppo".
In tutto ciò l'Italia, comunque, si deve solo vergognare. Superati anche dal Brasile...Vabbé...

It 's true that there is no economic development without cultural emancipation, as well as the exact opposite is true.
If Italy does not see major reforms for a long time, and has not seen for a long time also a real economic growth, Brazil is experiencing an unparalleled economic boom and an opening towards equality and civil rights worthy of a Scandinavian country.
I hope that the race to the present of this country which has always had to live a little in the past compared to most developed countries have a solid foundation. I would not like it was the development of a giant who stands on feet of clay. I like Brazil, the Brazilians a little less, because they are a bit all opportunists, but the fact is that we are talking about a huge and densely populated country and that is a benefit to everyone that comes out of the perennial condition of "country in the process of entanglement. "
In all of that, Italy, however, you should just be ashamed. Even exceeded by Brazil ... Oh well ...

sabato 15 gennaio 2011

Il Canada dichiara incostituzionale la proposta del Saskatchewan di non celebrare i matrimoni gay


Il Canada fa parte del Commonwealth britannico. Questo significa che é indipendente e funziona come una repubblica, ma che il suo capo di stato é la Regina Elisabetta. Quindi, in sostanza, rimane una monarchia. Diciamo quindi che é una monarchia federale, in quanto é diviso in stati come gli USA, e che in questa federazione, dal 2005 i gay si possono sposare.
Il Saskatchewan é uno stato, non molto famoso posto all'interno del Canada. Essendo uno stato che fa parte di una federazione non puó pensare alla propria politica estera, ma puó decidere delle proprie leggi del codice civile, a meno che queste non vadano contro i principi della Federazione tutta.
Nel Saskatchewan c'é un governo statale molto conservatore che ha cercato di aggirare la decisione di effettuare le nozze gay, dicendo che se un impiegato statale non si dovesse sentire, per questioni morali, di celebrare un matrimonio gay, allora si puó rifiutare di farlo.
Ebbene, ecco cosa succede in un paese civile: la Corte federale del Canada ha deciso che questa possibilitá é anticostituzionale, in quanto porrebbe un impiegato statale in una posizione di giudizio rispetto a un cittadino. Mentre i cittadini devono essere tutti uguali davanti alla legge. 
E cosí la legge del Saskatchewan non é passata. Grazie a Dio nel mondo non esiste solo l'Italia.

Canada is part of the British Commonwealth. This means that it is independent and it works as a republic, but that its head of state is the Queen Elizabeth II. So, in essence, it remains a monarchy. Let's say then that it is a federal monarchy, because it is divided into states like the U.S., and that in this federation, since 2005 gay marriage is possible.
Saskatchewan is a state, not very famous place within Canada. As a state that as a part of a federation it can not think of his foreign policy,but it can decide its own laws of the Civil Code, unless they do not go against the principles of the entire Federation.
In Saskatchewan there is a very conservative state government that tried to circumvent the decision to introduce gay marriage, saying that if a civil servant would listen to his moral issues and not to celebrate the gay weddings, they can refuse to celebrate them.
Well, here's what happens in a civilized country: the Federal Court of Canada decided that this possibility is unconstitutional, as would a government employee in a position of judgment of a citizenWhile all citizens should be equal in front of the law.
And so the law of Saskatchewan is not passed. Thank God the world is not confined to Italy.

venerdì 14 gennaio 2011

La Rivolta del Pane in Tunisia


Un post serio, una volta tanto. 
Sono convinto che ognuno debba avere il suo credo religioso o non averlo. E credo anche che ognuno debba seguire le proprie convinzioni politiche.
In realtà non sono così democratico: trovo infatti impossibile che una persona possa essere credente di una religione autoritaria. Così credo che sia impossibile che una persona possa sostenere un governo autoritario.
Da qui il fatto che sono agnostico. E sempre per questo motivo il fatto che, per quello che offre la scena politica italiana, trovo difficile riconoscermi in qualche partito politico.
Detto questo, se trovo difficile il poter seguire i dettami della Chiesa cattolica, trovo ancor più insopportabile i dettami di quella islamica: differenze fra uomo e donna, sottomissione ai leader e, ovviamente, penalizzazione con la morte o la tortura dell'omosessualità. 
D'altra parte é anche vero che sono parecchi gli stati a maggioranza o totalità musulmana e molti di essi hanno secoli e secoli di storia, cultura e arte alle spalle.
Alcuni di questi paesi si trovano oggi ad avere una quantità di denaro impressionante che reinvestono in modo per lo meno cretino (hotel, campi da golf o piste da sci nel deserto), invece che puntare all'educazione e alla ricerca medica e scientifica.  Sto parlando di EAU, Bahrein, Qatar e Arabia Saudita in particolare, ma ci sono anche Brunei e Kuwait e solo in parte può essere salvata Singapore o la Malaysia.
Ci sono poi il Marocco e la Tunisia, paesi da sempre considerati moderati. Io sono stato solo in Marocco e mi é bastato. Per quello che é il mio mondo, quello non é un paese moderato.
La rivolta del pane nasce in Algeria, paese stupendo, popolato (oltre 24 milioni di persone) che potrebbe contribuire allo sviluppo del Mediterraneo in maniera considerevole. La rivolta si é diffusa in pochissimo tempo in Tunisia, paese che sta investendo molto nel turismo e nelle infrastrutture senza poter contare su petrolio, gas naturale o fosfati come gli altri paesi del Maghreb.
La Tunisia dista solo 80 km dalle coste siciliane. Il che significa che se non ci fosse il mare, la Tunisia sarebbe un nostro vicino come Francia o Svizzera. 
Lo scoppio di una rivolta in Algeria purtroppo non mi fa sperare in un cambiamento di sorti nel paese: l'esercito é troppo forte, la popolazione troppo ignorante, le minoranze (i Cabili, i berberi algerini) troppo sedate negli anni.
Per la Tunisia invece la situazione é differente. La popolazione non é ricca, ma ha più mezzi rispetto a quella algerine. L'istruzione non é eccellente, ma data la vicinanza col continente europeo e la lingua francese, la gente sa che ci vorrebbe poco per migliorare la situazione. L'esercito tunisino, inoltre, non é mai stato così repressivo come quello algerino. Per ultimo, ma non per importanza, stiamo parlando di un paese di circa 8 milioni di persone. Non tantissime, ma tutte che ogni anno vedono entrare nel loro paese milioni di turisti benestanti e dai costumi più liberali. Il confronto fa nascere dubbi, domande e fa crescere consapevolezze. Ecco che credo che la rivolta del pane possa essere un primo passo per il risorgimento tunisino.
Non conosco così bene la storia e la situazione politica attuale della Tunisia per poter approfondire qui l'argomento, ma sono sicuro che questa, per il popolo, sia un'opportunità.
E auguro con tutto il cuore ai tunisini di riuscire a liberarsi da un governo semi dispotico e da un sistema che anche se solo in parte é comunque ancora basato su alcune leggi islamiche. Siamo decisamente nel nuovo millennio. Liberiamoci tutti. Ne abbiamo tutti solo da guadagnarne. 
Ho appena appreso che il Presidente della Tunisia, Ben Alì, é fuggito, lasciando il paese libero di eleggere un nuovo presidente, senza censure. Forse é davvero il primo passo.

A serious post for once. 
I believe that everyone should have his religious beliefs or not having it. And I think everyone should follow their own political convictions. 
In reality I'm not so democratic: I find it impossible that a person can be a believer of a religion of authority. So I think it is impossible that a person can support an authoritarian government.
Hence the fact that I am agnostic. And also why the fact that, for what it offers the Italian political scene, I find it difficult to identify myself with any political party. 
That said, if I find it difficult to follow the dictates of the Catholic Church, I find even more unbearable the dictates of Islam: Differences between male and female, submission to leaders and, of course, with the death penalty or torture for homosexuality. 
On the other hand it is also true that many states have a majority or all of the people belonging to Islam and also many centuries of history, culture and art behind. 
Some of these countries have today an impressive amount of money that they re-invested in an idiot way (hotels, golf courses or ski slopes in the desert), rather than pointing to education and medical and scientific research. I'm talking about the UAE, Bahrain, Qatar and Saudi Arabia in particular, but there are also Brunei and Kuwait, and only in part can be saved Singapore or Malaysia. 
There are Morocco and Tunisia, countries have always considered moderate. I've been only to Morocco and it was enough. For what is my world, that is not a moderate country. 
The bread riots was born in Algeria, beautiful country, populated (over 24 million people) that could considerably contribute to the development of the Mediterranean . The revolt has spread very quickly in Tunisia, a country which is investing heavily in tourism and infrastructure without being able to rely on petroleum, natural gas or phosphates as the other countries of the Maghreb. 
The Tunisia is only 80 km from the coast of Sicily. Which means that if there wasn't the sea, Tunisia would be a neighbor like France or Switzerland. 
The outbreak of a revolt in Algeria, unfortunately didn't let me hope for a change of fortunes in the country: the army is too strong, too ignorant population, minorities (the Kabylia, the Algerian Berber) too sedate over the years. 
In Tunisia, the situation is different. The population is not rich, but has more means than Algerian. Education is not excellent, but given the proximity to the European continent and the French language, people know that it would take little to improve the situation. The Tunisian army, moreover, has never been as repressive as that of Algeria. Last but not least, we are talking about a country of about 8 million people. Not many, but all that see every year enter their country millions of tourists who are richer more liberal then them. The comparison raises doubts, questions and increases awareness. Here I believe that the bread riots may be a first step in the resurgence of Tunisia. 
I do not know so well the history and current political situation in Tunisia in order to deepen the argument here, but I'm sure that, for the people, it is an opportunity. 
And pray with all my heart to the Tunisian government to be able to get rid of a despotic and seeds from a system that even if only partially, however, it is still based on some Islamic laws. We are definitely in the new millennium. Rid all. We all stand to gain.
I just learned that the President of Tunisia, Ben Ali, fled, leaving the country free to elect a new president, no complaints. Maybe it's really the first step.

mercoledì 12 gennaio 2011

Corso di storia e sociologia dell'omosessualitá alla Statale di Milano


Troppe aggressioni a giovani omosessuali. Cosí all'Universitá Statale di Milano, quella dove ho studiato io, e lo dico con orgoglio, hanno istituito un laboratorio facoltativo di 3 crediti per capire l'omosessualitá nella storia: i protagonisti, i costumi, come la politica ha affrontato il fenomeno, o come lo ha fatto la religione.

Forse qualcosa si sta muovendo, e come sempre ci ha pensato l'Universitá Statale, non quella privata. Capito Gelmini?

Too many assaults on young gay men. So the University of Milan,where I studied and I say this with a lot of pride, have set up an optional lab for 3 credits to understand homosexuality in history: the characters, costumes, how the policy has dealt with the phenomenon,or how did it the religion.

Maybe something is moving, and as usual the protagonist is the Public University, not the private ones. Got it Minister Gelmini?

Inaugurato il Museo del Novecento a Milano


La prima foto è quella del plastico di come si presenterà il Museo del Novecento di Milano in futuro.
Volevo iniziare il post con qualcosa di curioso visto che in realtà mi sono perso sul pezzo per motivi di lavoro e non ho potuto parlare dell'inaugurazione quando effettivamente era una notizia. 
Quindi, passerò a dare delle ghiotte curiosità a riguardo. Grazie all'apertura di questo museo, il New York Times ha inserito Milano nella lista dei 41 posti da non perdere assolutamente al mondo nel 2011 e anche dopo!!!!
Inoltre, ricordo a tutti, che l'entrata al museo è gratuita fino al 28 febbraio e inoltre, finalmente, qualcuno ha capito che la gente lavora e ha disposizione solo il sabato per fare la spesa e tutte le altre commissioni e...Udite udite, il museo farà orario continuato dalle 9:30 alle 22:30! Forse qualcosa si muove a Milano! Seconda buona notizia derivata dall'Expo dopo il potenziamento dei treni per Malpensa...Peccato per le brutte notizie riguardanti le metropolitane..... 

The first picture is the model of how will be the Museum of the twentieth century in Milan in the future.
I wanted to start the post with something curious because in reality for work reasons I couldn't talk about it when it really was a news.
So, I will give the greedy curiosity about it. With the opening of this museum, the New York Times put Milan in the list of 41 places not to miss in the world in 2011 and beyond!!
Also, I remind everyone that the entrance to the museum is free until February 28 and also, finally, someone realized that people work and only on Saturdays can go for shopping and all other committees and hear: the museum will be open all day from 9:30 to 22:30! Maybe something is moving in Milan! Second goodnews derived from the Expo after upgrading to train for Malpensa ...Too bad for the bad news about the subway .....

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